Il settore del gioco online da tempo sta vivendo un momento di grande incertezza. La gran parte dei concessionari medio-piccoli segue con grande preoccupazione le voci che si susseguono sulla riforma del settore. Di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi ai concessionari di gioco online ne parla Salvo Vullo, titolare della Kogem, società che vanta una consolidata esperienza nel settore dei giochi pubblici ed offre assistenza completa di natura tecnologica, commerciale, legale, fiscale ed amministrativa finalizzata all’acquisizione, l’attivazione e lo sviluppo di concessioni online.
“Sembra ormai chiara la linea intrapresa dal Governo riguardate la riforma del settore del gioco. Fonti, più che attendibili, riportano quello che ormai parrebbe essere uno scenario a dir poco catastrofico. Si parla di una riforma che riguarda, anche questa volta, il solo comparto online e che, ancora una volta, non include il Retail per il quale dal 2019 continuano ad essere suggerite nuove proposte per quel che concerne la distribuzione dei diritti terrestri sul territorio. Di fatto ormai da svariati anni il Retail è concesso in esclusiva (godimento di un diritto da cui ogni altro è escluso) ai concessionari aggiudicatari nell’ultimo bando” – spiega Vullo – “Ciò premesso, alcuni rumors indicano che il prossimo bando online si aggirerà tra i 5.000.000 e i 6.000.000 di euro, soglia dalla quale il Governo non intende minimamente discostarsi, un importo che desta sgomento tra i concessionari soprattutto se messo a confronto con l’ultimo bando (2018) il cui costo era fissato in euro 250.000 per la durata di 4 anni. Analisi di sostenibilità effettuate in questo periodo, hanno verificato che su circa 90 concessionari solo 15/20 potrebbero partecipare a un bando di tale importo, sancendosi in tal modo un vero e proprio Oligopolio”.
“Ma non finisce qui, infatti, i canali di raccolta (SKIN) verranno del tutto eliminati o, nella migliore delle ipotesi, dovranno sostenere un costo annuo spropositato (una sorta di canone) che determinerà, nella maggior parte dei casi, il venir meno delle stesse. La fine delle skin, a sua volta, genererà un flusso di giocatori in cerca di nuove piattaforme di gioco che, grazie all’ennesimo errore commesso con l’attuazione del decreto dignità e quindi con il divieto di pubblicità, attraverso i motori di ricerca, si imbatteranno in migliaia di siti illegali e faranno inconsapevolmente la fortuna di chi opera nelle settore delle scommesse online illegalmente. E’ sotto gli occhi di tutti la vicenda sulle scommesse fatte da alcuni giocatori di calcio mediante l’utilizzo di siti ILLEGALI, figuriamoci cosa accadrà all’uomo medio che si ritroverà ad avere credito, magari illimitato, su portali di gioco illegali e, che dopo pochi giorni, sarà vittima della malavita organizzata… ”.
“Per quel che riguarda la questione PVR (considerato che il fine del Governo non è quello di limitare il gioco e, pertanto, di tutelare i giocatori, ma di fare cassa concentrando tutta la raccolta di gioco nelle tasche dei soli 15/20 dei concessionari che avranno, quindi, una sorta di esclusiva ANCHE nell’online) rimarranno attivi, ma dovranno essere “sanati” mediante il pagamento di un importo compreso tra 500 e 1000 euro. I PVR – sottolinea il titolare della Kogem – potranno pertanto continuare ad effettuare registrazione e ricarica conti di gioco, e una volta per tutte sarà stabilita una direttiva sull’utilizzo del
Voucher che si attende dall’ultimo Open hearing organizzato da ADM lo scorso anno.
Quindi ricapitolando per maggior chiarezza avremo:
- un bando (solo per l’online) che passerà da 250.000 euro (4 anni nel 2018) a 5/6 milioni di euro (non si conosce la durata se 7 o 9 anni, né la fideiussione richiesta);
- eliminazione o costi spropositati per i canali di raccolta (skin)
- mantenimento dei PVR da sanare al costo di 500/1000 euro ciascuno.
“A questo punto rimane solo una “spicciola” questione, di “scarso interesse” per il Governo italiano, che riguarda “solamente” tutte quelle persone che perderanno il lavoro perché il governo deve far quadrare i conti, non importa se famiglie intere non potranno pagare più il mutuo, fare la spesa, assicurare gli studio ai propri figli. Insomma – conclude Vullo – a pagare saranno coloro che lo Stato avrebbe dovuto tutelare e che invece metterà in seria difficoltà”. sb/AGIMEG