“Abbiamo tutti appreso da tempo l’esistenza di una Delega Fiscale approvata ad agosto per il riordino del settore, ma quello che oggi personalmente mi lascia basito è la notizia pubblicata da ‘Il Messaggero’.
Ad onor di cronaca, mi preme ricordare le “Criticità” emerse con il precedente (ed ultimo bando per le scommesse online) del 2018 e sottolineare che, a quel tempo, le società che parteciparono per la prima volta al bando dovettero attendere (dall’apertura busta, all’aggiudicazione della concessione) più di un anno, a differenza di tutti i “vecchi” Operatori che poterono godere del Diritto di continuità“. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg il titolare di Kogem, Salvatore Vullo.
Inoltre, a quel tempo, emersero innumerevoli criticità riguardanti l’apertura Conti Correnti bancari e le fideiussioni richieste da ADM (bancarie e assicurative). Ultimo (ma non per importanza), fu il Divietò di pubblicità attuato in concomitanza del rilascio delle concessioni online.
Sul territorio proliferarono, pertanto, i PVR che diventarono l’unico modo per far conoscere (soprattutto per i nuovi concessionari) la propria concessione, vendendo delle semplici ricariche associate ad una concessione regolarmente autorizzata da ADM.
Oggi quanto appena esposto si ripeterebbe senza dubbio alcuno basti pensare che:
– al prossimo bando online avremmo società che andrebbero in continuità in quanto già operano sul territorio e, magari, nuove società che dovrebbero attendere tempi biblici tra autorizzazioni, sviluppo software e infrastrutture, verifiche e autorizzazioni, prima di andare online;
– il divieto di pubblicità é ancora in vigore e, pertanto, vorrei capire come le concessioni online dovrebbero attuare le proprie politiche di marketing, pur dovendo effettuare raccolta di gioco, al fine di poter pagare il canone fisso chiesto da ADM;
– inoltre, va sempre ribadito che le pubblicità dei portali di gioco autorizzati, anche più restrittive, avrebbe permesso ai giocatori di non imbattersi in portali di gioco illegali;
– sulle fideiussioni, poi, occorrerebbe capire (cosa di cui non si parla) gli importi richiesti, visto che il costo concessione ultimo bando di 250.000 euro prevedeva una fideiussione di 200.000 euro. Ora il quesito matematico nasce spontaneo: se una concessione costa 10.000.000 di euro a quanto ammonterebbe l’importo della fideiussione richiesta?
Poi, si parla solamente di un bando per l’online, quando da anni quello per il Retail non viene pubblicato e, dunque, i diritti rilasciati tempo addietro, sono ormai divenuti diritti “in esclusiva”. Ci chiediamo, ancora, perché esistono i PVR?
Vogliamo poi parlare di tutte quelle persone che lavorano nel settore del gioco LEGALE, madri e padri di famiglia che vivono con le loro attività ma che vengono immediatamente giudicati nel momento in cui ad amici e parenti dicono di lavorare nel settore delle scommesse, che perderebbero tutto con una richiesta di 10.000.000 di euro che solo pochi ELETTI potrebbero pagare e che è fuori da ogni ragionevole stima?!
Ma che importa, alla fine faranno altro, o non mangeranno o non pagheremo il mutuo, ma vabbè gli italiani si adattano. Ma vogliamo veramente lasciare tutto al gioco illegale?
Non mi dilungo poi sulla questione ludopatia e dati pubblicati, visto lo sgomento provato durante confronti diretti con chi fa ricerca ma non chiede all’intervistato nemmeno su quale portale di gioco scommette, che dovrebbe essere la prima domanda da fare.
O di chi va a rilasciare interviste, dicendo che una concessione costa 200-300 mila euro e, quindi, facilmente ottenibile, senza conoscere nemmeno i requisiti richiesti e il costo da sostenere tra infrastrutture, certificazioni, canoni fissi e variabili, tassazione, costi di gestione, costi server e, potremmo parlare per ore.
Occorre comprendere, una volta per tutte, che il nostro settore deve essere trattato con i guanti bianchi e che dovrebbe essere riveduto il termine “gioco d’azzardo” che negli ultimi anni, ha perso il suo significato originario, ma ciò nonostante viene ancora oggi associato a qualcosa di illegale, disonesto e delinquenziale, quando, invece, la normativa che regola il settore è quanto mai specialistica, puntuale e certamente restrittiva.
Insomma, prima di parlare di un nuovo bando ci si auspica che vengano quanto meno risolte alcune delle problematiche elencate e che lo Stato si prefigga di fare “cassa” sanzionando il gioco illegale”, conclude Vullo. lp/AGIMEG